IL DOLLARO CONSOLIDA, FORSE PRONTI AD UNA NUOVA RIPARTENZA.

I mercati equity mondiali tendono nelle ultime sedute a lateralizzare, non mostrando segni di direzionalità, special modo per il mondo a stelle e strisce, mentre il comparto europeo mostra una tendenza timidamente ribassista. Inutile negare la fragilità estrema della congiuntura macro economica europea, a fronte di quella americana, ed è quindi comprensibile il clima di incertezza misto a paura sulle reazioni che l’economia europea potrà avere nei confronti di una possibile recessione.
La possibilità di una recessione, anche profonda per l’economia americana, sembra oramai accettata anche da Powell come dalla Yellen ,che hanno dichiarato nei loro ultimi interventi l’alta probabilità di recessione e forti timori di riuscire nel piano di soft planning che la banca centrale americana si era prefissato.
In attesa che il quadro macro economico sia più chiaro con i dati del Q2, i mercati continuano a premiare ildollaro americano, che pur rimanendo confinato nel range compreso tra 105.10 e 103.80, sembra voler accumunare ancora una volta, per poi procedere a nuovi allunghi rialzisti.
Tutto dipenderà da quanto la congiuntura macro economica americana sarà in grado di resistere ai colpi inferti dalla FED, che prima o poi porteranno alla fase recessiva, e allora lo sgretolarsi dell’economia americana potrebbe indurre gli investitori ad abbandonare il biglietto verde, per dirigersi verso altri porti.
Come da letteratura classica economica si vuole, il primo asset class a godere di un’eventuale ripartenza dovrebbe essere l’obbligazionario. Il debito sovrano americano, che attualmente rincorre le aspettative di inflazione ancora molto alte, pesa nel rapporto di correlazione inversa con i prezzi, ma ben preso, se l’azione della FED darà frutto, l’inflazione dovrà fermarsi, e le aspettative calare, pertanto anche i rendimenti del debito sovrano americano inizieranno a placare la loro corsa, dando sollievo e ripartenza ai prezzi.
Quello il primo vero campanello d’allarme per dare il via al nuovo ciclo economico, ma per ora rimaniamo con ai giorni d’oggi e passiamo all’aspetto tecnico dei mercati.

Il dollar index resta confinato nel suo trading range, compreso tra 105.10 e 103.80prima , fino a vedere possibili fasce di range a 105.75 e 103.50. solo la rottura di queste aree potrebbe determinare la partenza direzionale del dollaro, che dal luglio 2021 segue questa dinamica di congestione e ripartenza rialzista , nata a 90.00 e giunta agli attuali massimi di 105.80. non possiamo pertanto escludere ulteriri allunghi rialzisti fino ai massimi di 109.40 fino a proiezioni più azzardate di 120.80, massimi del 2000.

L’indice technoloqy americano sembra aver trovato un valido supporto sulle aree di 11000 punti, area sulla quale congestiona con una serie di candele daily inside, che vedono resistenza a 11820pnt. Solo il break out di detto livello potrebbe portare ad ulteriri allunghi rialzisti fino a 12390 prima e 12910 poi. Ultimo baluardo del trend bearish che sta guidando i mercati in questi giorni, e che non riteniamo essersi ancora concluso. L’attesa è per i dati sulle trimestrali del Q2, che potrebbero gettare ulteriore sfiducia sulle aziende americane. Oltre la soglia degli 11000 pnt troviamo validi approdi a 9780 prima e 9200 poi, aree dove l’estensione ribassista inizia a generare interesse per acquisti di medio lungo periodo.

Leggermente più pesante il DAX che resta non lontano dai minimi di 12938 pnt, supporto oltre il quale non si puo escludere un approdo ai minimi di 12474-12440pnt. Il mood resta ancora improntato al risk off, tuttavia una fase di lateralizzazione non è da escludersi. I prezzi potrebbero rimanere nel range compreso tra i minimi sopra citati e 13220 pnt. Ultimo baluardo per il trend ribassista i 13730 pnt, livello oltre il quale il mercatopotrebbe puntare ai precedenti massimi di 14800, condizione sine qua non l’apertura della BCE a soluzioni idonee a sostenere i paesi del blocco a maggior debito.

Stabili anche gli energetici , dopo il forte rally ribassista degli ultimi giorni, che ha portato il wti dai massimi di 124$ agli attuali minimi di 102$, il petrolio sembra volersi allineare all’idea di lateralità espressoanche dai mercati equity. Le prime resistenze utili sono poste a 108.10 e 112.25, ultimo baluardo di conferma del trend ribassista, rotto ilquale una view di breve termine potrebbe vedere allunghi fino a 115.33.
La nostra opinione nel medio lungo termine non è cambiata, pertanto confidiamo nella riuscita da parte delle banche centrali di rallentare la crescita economica mondiale e con lei la domanda di energia, ristabilendo un equilibrio che porterà i prezzi del mondo energy verso i fair value, posti a nostro parere sotto le aree dei 100$.

Prosegue la fase laterale ribassista del gold, che non trova motivazioni tecniche ne macroeconomiche per giustificare ripartenze rialziste. La pressione del dollaro forte è ovviamente non facile da sostenere per il gold, cosi come per tutte le commodities, ed ulteriore fardello sono i rendimenti del comparto obbligazionario, che da sempre sono concorrenti diretti del gold nelle fasi di crisi. Scegliere da buoni rendimenti delle obbligazioni sovrane, e il gold, che non da rendimenti, ma che protegge esclusivamente con la sua rivalutazione, non lascia troppo spazio a dubbi per gli investitori. Si rimane dunque ancorati a 1826$, con i supporti a 1805$ prima e 1786.50$ poi. Le prime resistenze utili sono poste a nostro avviso a 1867.60$ e 1879.80$ poi. Nel mezzo del range sopra citato, meglio rimanere spettatori.

Il comparto valutario ha mostrato poco interesse per la fase di lateralità del dollaro, lasciando di fatto poco variato il sentiment dei retail che sono rimasti al 73% short sul dollaro, in linea con il 74% visto ieri.
Stabile il posizionamento sullo yen giapponese dove i retail sono long al 75%, lasciando invariato il sentiment rispetto alla giornata di ieri.
Maggiore interesse per le oceaniche, dove i ribassi del dollaro australiano hanno portato i retail dal 59% long di ieri al 64% attuale. Ancora alto invece il posizionamento long sul dollaro neozelandese dove i retail sono al 69% lunghi, con una riduzione solo del 2% rispetto alla giornata di ieri.

Ancora usdjpy al centro delle attenzioni, con una price action che inizia timidamente a dare segnali di stanchezza. Il mega trend rialzista ha portato i prezzi ai massimi di 136.75, per poi ripiegare, seppur in maniera timida, senza dare quegli impulsi ribassisti che il 77% dei traders retail attende. Ancora lontanissimo il pmc di chi ha posizione corta, che secondo i nostri dati si trova mediamente a 125.72, cioè a circa 10 figure dai prezzi attuali, che iniziano timidamente a creare una prima sequenza di massimi e minimi decrescenti confermata oggi dalla prima rottura dei minimi di ieri posti a 135.68. solo ulteriori affondi ribassisti potrebbero indurre il mondo retail a tentare ingressi in trend, con posizioni long che ci darebbero conferma di una volontà da parte dei big players di prendere profitto dopo la longa corsa a rialzo.
Attendiamo dunque le chiusure settimanali per questo asset, che potrebbe generare interessanti segnali ribasisti ,con una configurazione candlestick di un hammer decisamente propedeutico ad eventuali ribassi.

Infine non possiamo guardare il cambio principe, eurusd, che prosegue in tutta risposta al dollaro centrismo in atto, a mantenere i prezzi confinati nel range tra 1.0605 e 1.0475. il mondo retail sfrutta in maniera proficua queste fasi di lateralità, trovandosi long sui supporti e short sulla resistenza, tuttavia raccomandiamo prudenza, perché queste fasi non sono eterne, e i supporti come le resistenze sono fatte per essere violate, spesse volte dando vita a lunghi trend direzionali, che mettono in forte difficolta la maggioranza dei traders. Pertanto estrema cautela e rigido money management.
buona giornata e buon trading
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